Ci sono tante motivazioni che possono incidere nel generare uno squilibrio in rapporto al cibo. La cosa importante è lavorare in modo integrato su più versanti, di sicuro uno di questi è quello psicologico. Rastrellando nei propri vissuti interiori si possono trovare quei nodi che non si riescono a sciogliere, ma una volta trovati, bisogna capire se siamo pronti per scioglierli ed abbandonarci.
Probabilmente se le svariate terapie non sono andate a buon fine e non le hanno consentito di raggiungere dei risultati, ci potrebbero essere in lei delle resistenze nel dare fiducia ad un consulente, e quindi anche la scelta di una comunità potrebbe essere un modo per "difendersi" da eventuali eccessivi coinvolgimenti, infatti all'interno di un gruppo più ampio, invece che nell'ambito di una relazione a due, è possibile che ci si senta in qualche modo maggiormente "tutelati" e difesi.
Si concentri su di lei, su quello che queste terapie intraprese e poi abbandonate le hanno lasciato, e soprattutto si concentri sul punto in cui ha deciso di interromperle, perché probabilmente è proprio lì il nodo.
Provi ad allargare il suo orizzonte, si concentri sulla cura anche del suo corpo e della sua mente, potenzi i suoi interessi e le sue relazioni e se non riuscisse a farlo, si domandi a cosa le serve, in termini di utilità secondaria, esimersi da queste attività.
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