Gentile utente,
dalle sue parole mi pare di comprendere che viva la sua situazione, non solo diabetica, ma anche di non accettazione del diabete stesso, in distonia con sé stessa. C’è una parte di lei che non accetta questa patologia, ma un’altra che è in grado di riconoscere, che il non accettarla può essere dannoso, oltre che a livello fisiologico, anche psicologico. Il primo passo è stato compiuto: l’aver chiesto aiuto. Questo è un passo importante indice di consapevolezza rispetto alla necessità di un mutamento di condotta comportamentale.
Per cui la invito a riflettere, sulla possibilità di intraprendere una terapia di sostegno psicologico. Con l’aiuto di uno specialista potrebbe essere guidata nell’ esplorazione delle emozioni e nell’individuazione dei comportamenti adottati e potenzialmente dannosi, connessi alla sua patologia, al senso di frustrazione, impotenza e fallimento che ne deriva. Posso comprendere quanto si senta sola e incompresa dal resto del mondo, ma isolamento, rifiuto, rabbia possono essere deleterie. Quali ad esempio, i possibili riscontri di un adeguato percorso psicologico:
- imparare a guardare la sua situazione da un punto di vista differente
- apprendere delle strategie per fronteggiare le difficoltà connesse al diabete
- cogliere il versante positivo delle emozioni che prova. In fondo, tutti abbiamo dei dubbi insiti dentro di noi, e sono proprio quei dubbi ad innescare dei”movimenti”. Cominci, con l'utilizzo funzionale dei suoi dubbi e valuti i pro e i contro di un eventuale percorso di supporto psicologico.
- Cosa spera, quali sono le sue aspettative?
- Cosa potrebbe accadere se non cambiasse nulla, nella sua situazione?
- Quali invece i cambiamenti che vorrebbe innescare lei?
Cominci col porsi questi interrogativi.
In bocca al lupo. Mi faccia sapere.
Dott.ssa Simona Novi |