DOMANDA
COME POSSO AIUTARE MIO FIGLIO A NON VERGOGNARSI DI ESSERE DIABETICO?
Mio figlio di 9 anni è affetto da diabete di tipo 1 da 3 anni e non riesce a superare questa condizione che lo fa sentire diverso dagli altri: prova vergogna davanti alle persone e non ne parla mai con nessuno....che cosa posso fare x lui?
RISPOSTA:
SPECIALISTA: Dott.ssa Simona Novi SEZIONE: Psicologo Psicoterapeuta
DATA: 28 Aprile 2016
Gentile utente, la comunicazione di una malattia cronica come il diabete, provoca una rottura degli equilibri, non solo a livello personale ma anche e in particolar modo, per la giovanissima età del bambino in questione, a livello familiare.
Il diabete impone dei cambiamenti nello stile di vita, sia per il bambino diabetico che per il "sistema" famiglia. La diagnosi si riferisce ad almeno 5 anni fa, ma voi, come famiglia come avete reagito a quel momento, avete mai parlato delle vostre emozioni, con una psicologa, per elaborare le emozioni connesse ad esempio al senso di perdita?
Il diabete, infatti, scombussola le abitudini, le relazioni, le ambizioni, i desideri, suscita sofferenza. A livello psicologico, rappresenta un distacco dal proprio corpo sano, con alterazioni nei rapporti coi propri cari, col proprio sé; i suoi esiti, non sempre sono semplici da accettare, né risulta facile riuscire ad individuare strategie adattive di compenso, con degli enormi sforzi adattivi.
Mi piacerebbe conoscere anche il modo in cui voi come genitori avete affrontato questa notizia, quali gli effetti a livello dell’immagine stessa di genitori, così come sulla qualità della vostra relazione e del vostro stile di comunicazione. Perché vede, può spesso accadere che uno dei due genitori, sia maggiormente responsabilizzato rispetto all'altro e sviluppi ad esempio dei vissuti di sensi di colpa, di iper-protezione, di ansia, semplicemente perché crede o si convince di non fare abbastanza per il proprio figlio/a.
Le famiglie, devono, essere supportate, in primo luogo, ad essere propositive verso il futuro del proprio bambino e ad aiutarlo a non sentirsi “diverso” dagli altri bambini. Ma laddove in famiglia, siano dapprima i genitori a non aver accettato la patologia, con effetti dannosi sulla comunicazione, che si riverbera in conflitti e inadeguato sostegno reciproco, ciò può generare dei risvolti sulle condotte dei bambini, che possono poi tramutarsi anche in difficoltà di adattamento sociale e psicologico. Ora non sto sicuramente asserendo che questo sia il vostro caso, ma credo che, sia non solo importante ma di fondamentale importanza, comprendere non solo le regole e i limiti che questa malattia porta con sé, ma anche essere guidati nell’essere da supporto al bambino nel poter condurre uno stile di vita, psicologicamente sano non “patologizzante”. Il contesto familiare deve essere luogo di equilibrio, affetto, supporto, armonia in modo che il bambino possa diventare poi un adulto “in pace” col suo diabete, in grado di prendersi cura della propria salute.
Il mio consiglio è quello di ritagliarvi uno spazio per voi "sistema" famiglia, in cui confrontarsi sulle emozioni e sulle frustrazioni legate alla gestione della patologia e alla possibilità di poter essere indirizzati verso la scoperta di risorse di coping (fronteggiamento) per garantire il miglioramento della qualità di vita del bambino e della famiglia nella sua interezza.
Di seguito la testimonianza di un mio paziente diabetico che può aiutarvi a capire come forse si può sentire vostro figlio..

"Mi è stato diagnosticato il diabete quando avevo 11 anni, credo che una cosa del genere sia paragonabile solo ad un ciclone che si abbatte su una povera casa. Non ho mai accettato la mia patologia e credo che nutrirò sempre un certo risentimento. Spesso il pensarci mi rende triste, o meglio incompleto e quindi infelice …

In questo caso si tratta di un giovane adulto che guarda a ritroso nel tempo e riscopre le emozioni di quel bambino che è stato. Ma i bambini hanno un modo straordinario e unico di esprimere le loro emozioni, scoprite quello di vostro figlio, con l’aiuto di una psicologa-psicoterapeuta, preferibilmente ad indirizzo sistemico-familiare.
In bocca al lupo per la vostra avventura di scoperta.
Dott.ssa Novi