Gentile utente, gli interventi di resezione pancreatica possono determinare insufficienza funzionale d’organo, che si traduce nella ridotta capacità da parte del pancreas di secernere gli enzimi deputati alla digestione (INSUFFICIENZA ESOCRINA) e/o gli ormoni coinvolti nel metabolismo degli zuccheri (metabolismo glucidico), ovvero insulina e glucagone (INSUFFICIENZA ENDOCRINA). Lo sviluppo e il grado di insufficienza endocrina è direttamente correlato alla quota asportata di tessuto pancreatico deputato alla produzione di insulina (insule di Langerhans), il che a sua volta determina la probabilità di mancato controllo della glicemia e sviluppo del diabete.
Proprio perché tende a venire meno la produzione di insulina, e in considerazione del fatto che il diabete tende nel tempo a depauperarne le scorte residue, la terapia del diabete secondario a pancreasectomia prevede di norma la somministrazione di insulina; buona parte dei farmaci ipoglicemizzanti orali agisce infatti stimolando il pancreas alla produzione di insulina (meccanismo insulino-dipendente), il che, in presenza di ridotte capacità secretive, tende a depauperare più velocemente le scorte di insulina residua e accelera la necessità di terapia insulinica esogena.
Fanno eccezione a tale meccanismo alcune molecole tra cui il dapagliflozin e la classe farmacologica cui appartiene, che riduce i livelli di glucosio nel sangue aumentandone la secrezione urinaria, senza stimolare il pancreas a secernere insulina (meccanismo insulino-indipendente).
Questo può garantire il risparmio della quota insulinica residua e mantenere inizialmente un buon controllo glicemico, tuttavia proprio per quanto detto e per la prospettiva a lungo termine cui pensare, è possibile che si configuri la necessità, direi l’opportunità, di iniziare la terapia insulinica magari con insulina a lunga durata d’azione (basale), da affiancare eventualmente al dapagliflozin.
Cordiali saluti
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