Gentile utente, il cibo non è soltanto la nostra fonte di nutrimento ma si riveste di molteplici significati che variano a seconda della specifica storia personale e delle modalità specifiche adoperate per far fronte alle difficoltà che incontriamo nella vita di ogni giorno.
Come prima cosa, considerando la natura estremamente sintetica della sua domanda, le chiederei di allargare la visuale di osservazione ad altri ambiti della sua vita: è sposato, ha figli? Il lavoro la soddisfa? Perché vede, gli studi e la pratica clinica dimostrano che esiste una connessione tra cibo ed emotività, così come tra valutazione del proprio corpo e cibo, tra livelli di autostima e propensione alla perdita di controllo o allo sviluppo di dipendenze da determinate tipologie di cibi.
Prima di procedere vorrei capire bene lei cosa intende per "difficoltà a controllare la fame sempre e in continuazione". Dovrei capire a quanto corrisponde il suo Indice di Massa Corporea, è diabetico, soffre di altre patologie?
Quanto questa tendenza di attacchi di fame incontrollata rende meno funzionale la sua qualità di vita, quanto incide sulle sue relazioni, sul suo lavoro, sulla sua funzionalità globale?
In attesa di queste risposte, Lei dovrebbe interrogarsi su quale vantaggio "secondario" trae dal suo cibarsi senza controllo. Potrebbe cominciare interrogandosi su quali sono i luoghi dove Le capita più frequentemente di non resistere al controllo della fame, quali le emozioni prima di mangiare in maniera incontrollata e quali le emozioni successive. Lo fa per lo più da solo? In quale parte della giornata?
Per comprendere al meglio, la situazione, occorre prendere in considerazione anche il suo versante cognitivo. Dal punto di vista cognitivo è probabile che lei adotti dei ragionamenti del tipo: tutto o nulla. Questo tipo di ragionamento può essere deleterio, perché può condurla a non vedere “il compromesso” che ognuno di noi deve trovare, tra quello che è il nostro ideale, di ciò che vorremmo essere, e di ciò che nella realtà riusciamo ad essere (differenza tra sogno e realtà). Mi spiego... "oggi è stata una giornata tremenda, sono stanco, depresso, tanto vale darmi al cibo ....ormai ho "sgarrato" che senso avrebbe contenermi, non sarò perfetto, dunque a che serve la dieta?"...
Allora, ragionamenti di questo tipo, mettono in evidenza un'assenza di equilibrio, un ragionamento del tipo:
- se non sono perfetto non esisto;
- se non sono perfetto in un campo, non lo sarò in tutto! – scambiare la parte per il tutto
- quando sono imperfetto, tanto vale esserlo in tutto.
Dal punto di vista emozionale, potrebbe scoprire che non esistono emozioni perfette, e che la vita è un susseguirsi di onde alte e basse, di emozioni negative e positive. Dietro ogni emozione negativa se ne cela una positiva e viceversa. L’obiettivo cognitivo sarà quello di usare al meglio ciò che abbiamo, perché nessuno di noi è perfetto, così come nessuno di noi è imperfetto totalmente.
Quindi ritornando al metodo da adottare, cominci a porsi delle domande, le stesse che le ho posto io, e auto-rifletta. Se vuole condividere con me le risposte possiamo proseguire nella definizione dello step successivo.
Il filo conduttore, di questo metodo deve essere quello di partire dal considerare le risorse di cui dispone e di adoperarsi per usarle al meglio.
In bocca al lupo
Dott. ssa Simona Novi
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